domenica 20 aprile 2008

I negazionisti e la libertà. L'IDIOZIA NON E' UN REATO

Con il termine "negazionismo" si intende quella strana corrente di pensiero che pretende di negare I' "olocausto", i campi di sterminio, la strage di zingari, slavi, omosessuali. Fino ad ora nessuno aveva avuto il minimo dubbio sull'ob­brobrio che si è presentato alle truppe alleate quando, finalmente sconfitto il nemico nazista, libera­rono i lager della Germania e dei paesi nei quali i nazisti li avevano installati. I negazionisti però ten­dono a minimizzare i fatti e dico­no che non esistono prove scien­tifiche che gli stermini siano avve­nuti per mezzo di camere a gas e forni crematoti. Beh, prove o non prove, rimane il fatto incontrovertibile che milioni di ebrei, insieme a migliaia e migliaia di altri disgra­ziati, furono arrestati dai nazisti e sparirono nel nulla, efficienti o no che fossero le camere a gas. Quin­di quelle dei negazionisti sono solo inutili ciance. Ciò su cui però non si deve essere d'accordo è la penalizzazione della loro espressione. Per tre motivi fondamentali. Il primo è che la democrazia è il sistema superiore proprio perché garantisce il diritto di opinione; in base al principio voltairiano "non sono d'accordo su quello che dici ma lotterò fino alla morte perché tu lo possa dire". Secondo perché se negare la realtà storica è reato, ci sono molti altri "nega­zionisti" a cui nessuno, nei paesi liberi, ha mai proibito di esprimer­si. Mi riferisco ai genocidi perpe­trati nella Unione Sovietica fin dal colpo di stato contro il primo regi­me democratico della storia russa che i bolscevichi compirono nell'ottobre del 1917 spacciandolo per "rivoluzione". Per anni e anni, nel dopoguerra. Noi che sapevamo venivamo zittiti da chi esaltava la Russia come "paradiso dei lavora­tori". Costoro negavano ogni evi­denza. La Russia era invero l'in­ferno dei lavoratori. Mi­lioni di contadini e operai, insieme a intere etnie e gruppi sociali, furono sterminati o ridotti in schiavitù. Come numero di vittime innocenti il comunismo battè il nazismo, 10 a 1. Come ferocia probabilmente si eguagliarono. Ciononostante le denunce di chi sapeva venivano addirittura denigrate come "propa­ganda borghese". Eppure nessuno si è mai sognato di chiedere che il negazionismo comunista diventasse un reato. Allo stesso modo, in Italia, per anni si negarono gli stermini perpetrati dai partigiani comunisti dopo la liberazione e si diede di fascista a chiunque apris­se bocca sui fatti accaduti. Stessa cosa per le foibe. A nessuno venne in mente di criminalizzare i nega­zionisti di specie. Il terzo motivo è che anche di fronte alla più spudo­rata menzogna, è solo una legge che ne criminalizza l'espressione, che può conferirle credibilità e trasformare l'idiota che le proferisce in una vittima.

Gaglioffo


Fonte: Energia dal Sole, periodico bimestrale n° 2/2008



Un pensiero da me fortemente condiviso. T. M.