I negazionisti e la libertà. L'IDIOZIA NON E' UN REATO
Con il termine "negazionismo" si intende quella strana corrente di pensiero che pretende di negare I' "olocausto", i campi di sterminio, la strage di zingari, slavi, omosessuali. Fino ad ora nessuno aveva avuto il minimo dubbio sull'obbrobrio che si è presentato alle truppe alleate quando, finalmente sconfitto il nemico nazista, liberarono i lager della Germania e dei paesi nei quali i nazisti li avevano installati. I negazionisti però tendono a minimizzare i fatti e dicono che non esistono prove scientifiche che gli stermini siano avvenuti per mezzo di camere a gas e forni crematoti. Beh, prove o non prove, rimane il fatto incontrovertibile che milioni di ebrei, insieme a migliaia e migliaia di altri disgraziati, furono arrestati dai nazisti e sparirono nel nulla, efficienti o no che fossero le camere a gas. Quindi quelle dei negazionisti sono solo inutili ciance. Ciò su cui però non si deve essere d'accordo è la penalizzazione della loro espressione. Per tre motivi fondamentali. Il primo è che la democrazia è il sistema superiore proprio perché garantisce il diritto di opinione; in base al principio voltairiano "non sono d'accordo su quello che dici ma lotterò fino alla morte perché tu lo possa dire". Secondo perché se negare la realtà storica è reato, ci sono molti altri "negazionisti" a cui nessuno, nei paesi liberi, ha mai proibito di esprimersi. Mi riferisco ai genocidi perpetrati nella Unione Sovietica fin dal colpo di stato contro il primo regime democratico della storia russa che i bolscevichi compirono nell'ottobre del 1917 spacciandolo per "rivoluzione". Per anni e anni, nel dopoguerra. Noi che sapevamo venivamo zittiti da chi esaltava
Gaglioffo
Fonte: Energia dal Sole, periodico bimestrale n° 2/2008
Un pensiero da me fortemente condiviso. T. M.