domenica 20 novembre 2011

Prima di modificare l'articolo 18 tagliate le auto blu e pagatevi la scorta

Azzardare giudizi sull’opportunità di modificare l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori - licenziamento per giusta causa o giustificato motivo - di questi tempi comporta rischi simili a quelli che si corrono percorrendo un sentiero montano molto friabile. Mi sono sempre speso, in qualità di sindacalista libero da condizionamenti politici e ideologici di ogni genere, affinché il lavoro non venisse mai meno, nella ferma convinzione che i diritti si possono tutelare solo quando il lavoro c’è per cui vorrei proporre una riflessione quale punto di partenza per sviluppare una più ampia e approfondita discussione. Accordare in via straordinaria un più esteso impiego dell’articolo 18 a quelle aziende che si trovano in documentate gravi difficoltà economiche è un tema su cui si dovrebbe evitare di porre veti ideologici che non conducono da nessuna parte. Tuttavia, penso che dovrebbero poter utilizzare l’estensione dell’articolo 18, senza effetto di retroattività per salvaguardare chi oggi si trova fuori dal ciclo produttivo, solo le aziende in grado di provare che negli anni precedenti hanno presentato bilanci attivi. Al fine di evitare la stabilizzazione del precariato, occorre escludere anche le aziende che si avvalgono quasi unicamente di lavoratori con contratto a tempo determinato o a progetto e reiterano nel tempo questa pratica; con la sola variante dell’avvicendamento dei soggetti impiegati; così come vanno escluse quelle aziende che hanno già delocalizzato all’estero la produzione. Quanto sopra non prima di aver ridotto i vergognosi sprechi e costi della politica e non prima di aver eliminato le decine di migliaia di auto blu. Non prima di aver svincolato le migliaia di agenti delle forze dell’ordine addetti alle scorte, le quali andrebbero concesse solo a poche decine di alte personalità dello stato e non a mezza Italia. Queste persone che oggi si avvalgono del servizio scorte, riscuotono benefit per noi inimmaginabili e percepiscono, ogni anno, compensi milionari che noi cittadini della strada non incasseremo nemmeno in una intera vita di lavoro, dunque se desiderano la scorta personale se la paghino. Con queste operazioni di “pulizia” a costo zero, si otterrebbero almeno due effetti immediati 1°) gli agenti liberati da questa incombenza potrebbero così rientrare nei rispettivi corpi di appartenenza ed essere impiegati per la lotta alla criminalità 2°) se ne otterrebbe un immediato risparmio delle spese di gestione di questo immenso parco di automezzi. Così la casta, quei signori che molto spesso sentiamo nei talk show televisivi dispensare soluzioni politiche e piani industriali e finanziari prodigiosi, risolutivi di tutti i guai d’Italia, sempre a svantaggio dei più deboli, capirebbe cosa significa doversi mantenere a proprie spese vizi e privilegi che oggi sono tutti a nostro carico. Detto questo ritengo che l’istituto del “licenziamento” vada esteso a tutta la classe politica, deputati e senatori compresi, così come nei confronti dei manager pubblici e di quanti vengono nominati presso le decine di migliaia di enti pubblici. Questa misura si dovrà applicare nei confronti di chiunque subisca condanne o venga “pizzicato con le mani sporche di marmellata”. Oltre alla perdita dei diritti o benefici acquisiti, vitalizio compreso, non dovranno più essere candidabili o nominabili per un pubblico incarico. Solo dopo la realizzazione di queste misure che a me paiono eque e di buon senso, credo che si potrà prendere in seria considerazione l’idea di modifica dell’articolo 18.

Tullio Matarazzo

Condove

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