domenica 9 dicembre 2012

Il governo dei professori l'abbiamo sperimentato, adesso si voti



S-Leghiamoci da tutti quelli che con i loro discorsi, le loro azioni, i loro comportamenti fanno di tutto per creare un clima di conflitto fra le regioni del nord del centro e quelle del sud: in poche parole da chi punta a creare condizioni di forte contrapposizione fra gli Italiani. Non prestiamo fede a chi ci racconta che è possibile un’Italia a più velocità, non lasciamoci persuadere da facili chimere. Non facciamoci ingannare da chi afferma che, separati, tutto andrebbe meglio, che il nostro paese, diviso, abbia più forza per risollevarsi da questa profonda crisi, magari con minor impegno. Non crediamo più agli stessi politicanti che ci hanno trascinato in questo disastro i quali improvvisamente, fulminati sulla strada di Damasco si ravvedono e promettono radicali riforme politiche. Che non si avvarranno più della politica per il solo interesse di bottega e che faranno di tutto affinché non si possano più verificare le ruberie accadute in questi anni. Come abbiamo potuto constatare in questi ultimi tempi, per razziare non necessita dividere l’Italia, gli imbroglioni sono egualmente distribuiti da nord a sud senza divisione alcuna. Ora basta, non diamo più ascolto a quei politici che non sono in grado di comprendere i danni causati da questo vecchio modo di fare politica. Non diamo più ascolto a quanti si sbracano e tirano per la giacchetta il Presidente del consiglio affinché accetti un nuovo incarico dopo le elezioni del 2013. Gli Italiani hanno sperimentato quanto basta il governo dei professori, di tasse ne abbiamo già a sufficienza. Tuttavia posto che il Presidente del consiglio, da libero cittadino, desideri proseguire la sua esperienza politica, dia allora le dimissioni da Senatore a vita e si sottoponga al giudizio degli Italiani, che non hanno necessità di governi guidati dai banchieri e non bramano un Monti bis. Sarà compito del futuro governo riappropriarsi dello spessore politico internazionale che spetta all’Italia, paese cofondatore dell’Unione Europea, viste le ultime e umilianti vicende legate ai finanziamenti delle zone terremotate e ridare all’Italia il giusto valore che le compete affinché non debba più assoggettarsi ai poteri forti delle banche, dell’alta finanza e degli stati che la vogliono far da padroni. Prima di tutto l’Italia.
Tullio Matarazzo
Condove

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