Il governo dei professori l'abbiamo sperimentato, adesso si voti
S-Leghiamoci da tutti quelli che
con i loro discorsi, le loro azioni, i loro comportamenti fanno di tutto per creare
un clima di conflitto fra le regioni del nord del centro e quelle del sud: in
poche parole da chi punta a creare condizioni di forte contrapposizione fra gli
Italiani. Non prestiamo fede a chi ci racconta che è possibile un’Italia a più velocità,
non lasciamoci persuadere da facili chimere. Non facciamoci ingannare da chi afferma
che, separati, tutto andrebbe meglio, che il nostro paese, diviso, abbia più
forza per risollevarsi da questa profonda crisi, magari con minor impegno. Non
crediamo più agli stessi politicanti che ci hanno trascinato in questo disastro
i quali improvvisamente, fulminati sulla strada di Damasco si ravvedono e promettono
radicali riforme politiche. Che non si avvarranno più della politica per il
solo interesse di bottega e che faranno di tutto affinché non si possano più
verificare le ruberie accadute in questi anni. Come abbiamo potuto constatare
in questi ultimi tempi, per razziare non necessita dividere l’Italia, gli imbroglioni
sono egualmente distribuiti da nord a sud senza divisione alcuna. Ora basta,
non diamo più ascolto a quei politici che non sono in grado di comprendere i
danni causati da questo vecchio modo di fare politica. Non diamo più ascolto a quanti
si sbracano e tirano per la giacchetta il Presidente del consiglio affinché
accetti un nuovo incarico dopo le elezioni del 2013. Gli Italiani hanno
sperimentato quanto basta il governo dei professori, di tasse ne abbiamo già a
sufficienza. Tuttavia posto che il Presidente del consiglio, da libero cittadino,
desideri proseguire la sua esperienza politica, dia allora le dimissioni da
Senatore a vita e si sottoponga al giudizio degli Italiani, che non hanno necessità
di governi guidati dai banchieri e non bramano un Monti bis. Sarà compito del futuro
governo riappropriarsi dello spessore politico internazionale che spetta all’Italia,
paese cofondatore dell’Unione Europea, viste le ultime e umilianti vicende
legate ai finanziamenti delle zone terremotate e ridare all’Italia il giusto
valore che le compete affinché non debba più assoggettarsi ai poteri forti
delle banche, dell’alta finanza e degli stati che la vogliono far da padroni.
Prima di tutto l’Italia.
Tullio Matarazzo
Condove
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